Burro di Karité: proprietà e uso cosmetico
Avete già sentito parlare del notissimo burro di Karité? Impariamo a conoscerlo più approfonditamente.
L’albero del Karité, noto botanicamente come Butyrospermum parkii (a ricordo dell’esploratore scozzese Park che per primo ne portò i frutti in Europa nel 1797), raggiunge agevolmente i 15 metri d’altezza ed il metro di diametro ed è molto diffuso in Sudan, Senegal, Gambia, Togo, Nigeria, Gabon; cresce allo stato spontaneo su terreno siliceo argilloso e sui laterzi detritici, ma per fruttificare ha bisogno dell’intervento dell’uomo che, partendo ed alleggerendo i rami, tagliando erbe e piante parassite che lo circondano, ne consente il pieno sviluppo e la maturazione completa dei frutti.
Le bacche del Karitè hanno la grandezza e la forma di una grossa prugna del diametro tra i 3 e i 6 cm. Sono rotonde o più o meno oblunghe. A maturità hanno un colore verde scuro. Quando le bacche del Karité sono mature il loro sarcocarpo polposo è di gusto gradevole e viene usato per alimentazione.
Come viene prodotto il burro di Karité?
La bacca racchiude un grosso seme, talvolta due o tre, aventi diametro tra 2 e 4 cm. Quando è unico, il seme è ovoide; quando è duplice, i semi sono appiattiti e ricordano ancor più la castagna nostrana. Il guscio è legnoso e sottile, il colore castano e riveste dei cotiledoni spessi, ricchi di sostanza grassa, ed è proprio da questi cotiledoni che si estrae il burro di Karité. La materia grassa costituisce all’incirca il 50% del peso totale della mandorla.
L’estrazione del burro dal nocciolo di karité, così come è eseguita localmente, è molto laboriosa e non solo porta ad un prodotto di aroma sgradevole, ma il rendimento è molto scarso. Solo successivamente è stata adottata la tecnologia della pressatura a freddo.
Burro di Karité: le caratteristiche
Il burro di Karité si presenta in forma di massa abbastanza consistente e comunque nettamente più alto fondente del burro da cucina (burro vaccino). Se grezzo può avere i colori più disparati, dal bianco-grigiastro al bianco-verdastro al bruno. Se ben estratto da semi selezionati e ben conservati, è di colore bianco avorio.
Di particolare interesse è la frazione insaponificabile, sia sotto il profilo qualitativo che quantitativo, e per le preziose proprietà che conferisce al burro di Karité. Mediamente burro di Karité ne contiene attorno all’8%. Una curiosità: il Karitene, presente nell’insaponificabile, è noto per la sua funzione provitaminica.
Il burro di Karité, di odore simile al burro di cacao, ben conservabile, possiede una tra le più alte percentuali di insaponificabili presenti nel regno vegetale; per tali caratteristiche viene impiegato, come vedremo, nelle pelli screpolate, come eudermico e protettivo solare al 2-8%.
Burro di Karité: uso e proprietà
Tra i settori fondamentali in cui si utilizza maggiormente il burro di Karité vanno ricordati: quelli della protezione solare, il trattamento per pelli secche e per le pelli delicate dei bambini, delle smagliature, ragadi, rilassamenti e dei massaggi sportivi, defaticanti e paramedicali. Nel campo medico, come segnalato da Vuillett, è utilizzato per la cura dei reumatismi e dei dolori da raffreddamento. Le partite di burro di Karité meno buone vengono trasformate in sapone o destinati ad altri usi (illuminazione ad esempio).
Il burro di Karité è usato nei prodotti topici per le sue proprietà nutritive, protettive, elasticizzanti ed è ottimo per la protezione dal vento e dal freddo. Il burro di Karité è ancora più protettivo dell’olio di mandorle e svolge anche una profonda azione lenitiva. E’ ricco di vitamina A, B, E, F ed è particolarmente adatto per pelli delicate e sensibili, come quelle dei neonati che necessitano di un’idratazione profonda. E’ ottimo per le irritazioni da pannolino perchè forma un microfilm che protegge la cute. Sciolto tra le mani e applicato anche sul viso e sulle labbra idrata e protegge.
Per le sue proprietà lenitive e riepitelizzanti il burro di Karitè è utile sulle ustioni e può essere positivamente sfruttato in preparati dermofarmaceutici per il trattamento di scottature. In campo cosmetico questa funzionalità trova impiego nei “doposole” ma il burro di Karité viene consigliato anche su geloni, ragadi, eczemi, irritazioni, punture e pruriti, oltrechè gengidentifrici.
Il burro di Karité ha anche funzione fotoprotettiva (per questo è usato come filtro solare nei prodotti solari) ed è conosciuto anche per le sue proprietà condizionanti, sostantivanti e surgrassanti: per questo è utilizzato in balsami capillari e creme risciacquo, sapone e creme schiumogene.
Burro di Karité: quello che ti consigliamo
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Come filtro solare lo puoi trovare in questo prodotto solare naturale protezione 50, made in Como:
Burro di Karité: qualche formula per gli appassionati dello spignatto
Ecco alcune formule da “spignattatrice” per rendersi conto della versatilità del burro di Karité in cosmesi.
- Unguento per massaggi:burro di Karité40%, cera d’api 10%, cera liquida di jojoba 20%, olio vegetale 20%, olio essenziale (10%)
- Unguento solare: burro di Karité 50%, cera d’api 10%, cera liquida di jojoba 10%, olio vegetale (es avocado o oliva) 20%, estratto oleoso (es. noce) 5%, filtro UV B 4%, olio essenziale 1%
- Pasta di Lassar modificata in senso fitocosmetico, utile anche per neonati: burro di Karité 15%, cera d’api 10%, olio vegetale 50% (oppure olio vegetale 25%, amido di riso 25%), zinco ossido 25%.
- Stick protettivo ed emolliente: cera d’api o vegetale 20%, cera liquida di jojoba 5%, burro vegetale (cacao – Karité) 20%, olio vegetale (ricino – nocciolo) 50%, aroma ed edulcorante 5%.
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Fonte: Chimica e tecnica cosmetica, G. Proserpio.